venerdì 24 marzo 2017

Birre Dimenticate: Mumme, la cotta

Due cotte sperimentale
La mia esperienza con questo stile


Dopo diverso tempo, ritorno a scrivere nella rubrica "Birre Dimenticate", adottando sempre un approccio realistico, alla ricerca di sapori e frammenti del passato. Dunque il viaggio nel passato continua con la Mumme, una birra di epoca medioevale.

Alla base di questa rubrica dovrebbe essere l'autenticità dello stile ma in questa caso specifico, ho fatto un piccolo strappo alla regola.


Oggi la produzione di una Mumme, diversamente dagli altri stili fatti in questa rubrica, andrebbe inquadrata in un contesto sperimentale. L'originalità dello stile non si può garantire nella piena sicurezza, per quello che mi riguarda, proprio per questo motivo ho voluto sperimentare una strada più sicura.

FERMENTABILI
89% Malto Monaco 
7% Frumento (in fiocchi)
4% Avena (in fiocchi)

OG prevista: 1,042


IL MOSTO
La produzione del mosto è avvenuta in relazione alla poca attenuazione apparente (35-40%) richiesta da questo stile. Come primo passo, per cercare di avvicinarmi il più possibile all'attenuazione desiderata, ho fatto un ammostamento a 70°C, tenendo il pH su valori tra 5,7 e 5,8, per inibire ulteriormente gli enzimi (beta-amilasi). Finito l'ammostamento, ho successivamente bollito per 60 minuti, con solo luppolo Northern Brewer. La particolare aggiunta, nella fase di bollitura, è avvenuta a 10 minuti dalla fine, con degli estratti di maltodestrine in polvere. Ulteriore tentativo, sicuro, per cercare di avvicinarmi all'attenuazione.


Maltodestrine
Per l'utilizzo di questi estratti in polvere ho utilizzato una formuletta, che in teoria dovrebbe garantirmi il giusto aumento di punti di OG, che successivamente voglio (più o meno) avere anche a fermentazione ultimata. Il valore dell'OG, dopo l'aggiunta di maltodestrine,  è stata effettivamente 1,050.

Pt : 3,83 = Tot x (ogni 100 ml di mosto)

Pt sono i punti di OG e FG che si vogliono aumentare.

Le quantità e i valori per il mio utilizzo sono:

8 : 3,83 = 2,088 x 100 (10 litri di mosto) =  208 gr

OG prevista: 1,050

LUPPOLO
Alla fine ho deciso di utilizzare il luppolo Northern Brewer, viste le poche certezze sull'utilizzo originario per questo stile.

LIEVITO
Ho deciso di usare il Mangrove Jack's (Empire Ale) M15. Principalmente la scelta è caduta su questo lievito perchè si trovava ancora nel mio frigo e la sua poco attenuante, 70-75%, mi ha convinto definitivamente. Anche i sentori di frutti di bosco non dovrebbero essere eccessivi a temperatura di fermentazione di 19 °C.

FERMENTAZIONE
Ho preferito tenere una temperatura costante, di 19 °C, per evitare eccessivi sentori di frutti di bosco.

Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

sabato 18 marzo 2017

Luppolo: Primi Problemi

Parte della rubrica Coltivare il Luppolo
I grattacapi non si fanno attendere




Eccomi nuovamente qui a raccontarvi come prosegue la mia avventura, con la coltivazione del luppolo. Dunque, ero ormai sicuro che tutto andasse per il verso giusto ma in realtà mi sbagliavo. Proprio così, il primo grattacapo non si è fatto attendere. Una delle mie piantine, più precisamente il Cascade, ha visibilmente dei problemi.


Come prima cosa ho cercato aiuto e consigli, sulla pagina facebook, Luppolo Italiano -  come coltivare il luppolo in Italia. Grazie proprio a questi consigli e considerazioni, ho avuto modo di procedere in questa delicata fase.

Peronospora?
Approfondire la situazione: scavando delicatamente, attorno alla pianta, ho visionato il terreno e le radici, in cerca di vitalità della pianta e possibile umidità. La vitalità della pianta mi è sembrata normale e anche la presenza di umidità non è visibile. Accertatomi di tutto ciò, ho deciso di tagliare le parti danneggiate, con una forbice (successivamente passata sotto la fiamma), anche perchè non saranno questi i getti che porterò a crescita. Nel dubbio di avere a che fare con la peronospora, ho deciso di fare un trattamento rameico, con del verderame (una volta a settimana, mattina o sera, fino all'arrivo del caldo).


Questa rubrica è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

martedì 14 marzo 2017

Condivisione di esperienze

Durante tutti i momenti, dedicati all'intero mondo della birra, vengo sempre immerso da emozioni. Ritrovare queste stesse sensazioni  anche in altre persone, crea inevitabilmente un clima di condivisione di esperienze, veramente unico. Anche per questo ho deciso di dare spazio a tutti gli amici, volenterosi di condividere le proprie esperienze, qui sul mio blog. 

Il mio primo ringraziamento va a Tino De Luca (Brasseria Clandestina) per aver accettato con entusiasmo questa prima condivisione.


Circa due anni fa sono finito nel vortice di questa passione che si chiama homebrewing. I primi kit, poi il primo corso all grain, poi a seguire l’acquisto più o meno compulsivo dell’attrezzatura e poi per finire la fase nerd (libri, guide, corsi di primo e secondo livello etc..).


Esistono a mio avviso due tipi di homebrewers. Quelli che si attengono scrupolosamente agli stili, e quelli che invece affiancano alle cotte “fatte secondo vangelo” quelle sperimentali… io faccio parte di questi ultimi. La cotta sperimentale, a mio avviso,  non è però la semplice “svuota magazzino” (la ACDC x intenderci), ma quella fatta seguendo un’idea ben precisa in base alla quale hai comprato quel malto, quel luppolo e quel lievito, dopo aver deciso a tavolino il grado alcoolico, l’amaro ed “immaginato” un certo aroma. Quando però l’aspirazione di creare la “tua” birra raggiunge il livello più alto non si può fare a meno di avere il desiderio di usare i “propri” ingredienti. Non disponendo però né di distese di campi d’orzo, né di laboratori per sviluppare un ceppo di lievito, non resta altro da fare che “ripiegare” su qualche spezia/ingrediente autoprodotto (in una saison ad es. ho usato buccia di mandarino fresca del mio giardino) o sul luppolo. Nemmeno a farlo apposta un grosso rivenditore on line (quello di Udine per intenderci!!!) ha iniziato da poco la commercializzazione delle piantine. Seguendo l’istinto (o la compulsione!?) ho fatto l’ordine.


Nel frattempo navigando sui social conosco (solo virtualmente) Antonio Golia che sta lavorando ad un progetto simile: ne è nato un proficuo scambio di pareri e suggerimenti e soprattutto l’idea di condividere oltre al progetto anche le impressioni in corso d’opera.

Personalmente ho deciso di impostare la coltivazione guardando a medio termine consapevole però di dover procedere x piccoli passi essendo la prima esperienza nei campi. Tanto per iniziare ho scelto i luppoli delle varietà che uso più di frequente: nello specifico 3 cascade, 2 comet, un  chinook ed  un mount hood (questo confesso di non averlo mai usato, ma mi incuriosiva il profilo). Come si fa poi con le cotte ho preparato un quaderno di appunti nel quale procederò ad annotare i vari passaggi effettuati. Ho poi individuato la porzione di terreno da dedicare alla coltivazione, e la disposizione ottimale delle piantine con relativi supporti immaginandone lo sviluppo lungo la stessa direttrice il prossimo anno.

Mi sono autocostruito supporti a “T” di 4 m (non sono riuscito a trovarne di più alti) di cui 60cm sotto terra con rinforzo in cemento. Al momento occupo una striscia di terreno 12m x 2m. tutto il campo è stato già concimato naturalmente.


Le piantine sono state messe a dimora in prodi rialzati 40x40 e probabilmente, se tutto procederà come riportato sui testi, procederò ad una prima potatura vs fine marzo e poi a seguirne la crescita fino ad agosto.


 A settembre, sperando che tutto sia andato per  il meglio, verrà fatto il primo SAL. Sperando di centrare l’obiettivo, dividerò il raccolto in tre parti.Un terzo finirà dritto nel pentolone in una cotta. Un terzo sarà oggetto di prove di essiccazione e conservazione, che rappresenta in realtà un progetto nel progetto. Un terzo sarà regalato per avere un parere da altri appassionati più esperti.

Ps: da quando ho iniziato a scrivere questo post sono passate due settimane… da allora la passione per l’agricoltura è “cresciuta”, e veder crescere le piantine devo ammettere è una bellissima soddisfazione. Senza aspettare il prox anno ho già ordinato e sono già pronte per essere messe a dimora altre 4 piantine!

venerdì 10 marzo 2017

Luppolo: Trattamenti

Parte della rubrica Coltivare il Luppolo
Prevenire è meglio che curare.




Come già scritto in precedenza, il luppolo risulta molto facile da coltivare e la cura non è neanche troppa. Tutto vero, nulla di nuovo, ciò non toglie che con le giuste accortezze si possono però ottenere migliori risultati. Dunque, esistono dei trattamenti da effettuare per mantenere in salute la pianta, garantendo una resistenza maggiore ai possibili attacchi di malattie e parassiti.


La lotta a queste malattie, spesso si rende difficile, la mancanza di prodotti antiparassitari specifici per il luppolo, non aiuta. Anche perchè non bisogna sottovalutare il fatto che il luppolo finisce nel nostro bicchiere, con la birra, limitando per questo i possibili trattamenti. Proprio per questo, la reperibilità e l’uso  di prodotti fitosanitari (prodotto utilizzabile per proteggere il processi vitali), risulta la scelta meno facile da eseguire. Tuttavia, durante la fase di coltivazione, possiamo giocare un ruolo importante nella prevenzione di possibili attacchi, con piccoli aiuti.


Olio Minerale
(Trattamento per insetti e funghi)
Molto importanti sono questi trattamenti a base di olio, (ammesso in agricoltura biologica). Si tratta di un olio minerale purificato, utilizzato per combattere molte forme di insetti e funghi. L'effetto di quest'olio non dura per molto tempo e non risulta essere altamente nocivo, proprio per questo è ammesso in agricoltura biologica. Utilizzo: generalmente viene diluito con acqua al 1-2% (Ogni litro di acqua si aggiungono circa 10-20 ml di olio bianco). Viene utilizzato a fine inverno e a post-raccolta, durante le prime ore della sera.
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Fertilizzanti a base di microelementi
(Trattamento per processi biochimici e fisiologici della pianta) 
Potrebbe essere utile, forse indispensabile, intervenire con delle concimazioni fogliari a base di microelementi nel periodo di maggiore sviluppo della pianta. La carenza di questi microelementi, può generalmente essere notata attraverso alterazioni della colorazione delle foglie e dallo sviluppo della pianta, compromettendo seriamente la produttività. Questi microelementi agiscono in quantità limitata ma svolgono un importante ruolo per i processi biochimici e fisiologici della pianta. Utilizzo: questi fertilizzanti non agiscono solo in funzione della cura, da carenze di microelementi, ma soprattutto in prevenzione. Possono essere utilizzati da soli, nei dosaggi indicati, o miscelate con concimi fogliari ed antiparassitari. Viene utilizzato nel periodo di maggiore sviluppo della pianta.
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Induttori di resistenza
(Trattamento di stimolazione autodifese)
In Italia non esiste nessun prodotto registrato per la difesa del luppolo, in alternativa, possiamo utilizzare questi induttori di resistenza (accoppiano minima di rame e zolfo, combinati con sostanze di origine vegetale). I trattamenti con induttori di resistenza, aiutano a stimolare le autodifese nei confronti di patogeni, risultando un'ottima strategia per il controllo delle malattie della pianta. Il loro assorbimento, permette alla pianta di rinforzare i tessuti e di essere più resistente ai funghi, in modo particolare in giornate umide e piovose. Questi trattamenti non risultano essere dannosi, per la salute, e non lasciano residui tossici nel terreno. Utilizzo: vengono diluiti con acqua e successivamente spruzzati.
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Bacillus thuringiensis (kurstaki)
(Trattamento per insetti e acari)
In ambiente è un batterio, sporigeno, che vive normalmente nel terreno. Nella forma in commercio è un insetticida biologico, impiegato per il controllo biologico di diverse specie di insetti dannosi. La varietà Kurstaki è importante perchè risulta essere molto selettiva nei confronti degli insetti utili alla pianta. Utilizzo: viene diluito con acqua e spruzzato successivamente sulle foglie. Tenendo conto della sua fotolabilità, i trattamenti vanno eseguiti verso sera, in modo che la notte la decomposizione del prodotto sia minima (in caso di pioggia dopo il trattamento, l'applicazione va ripetuta). Totalmente sicuro per l’ambiente e per l'uomo, inoltre non essendo fitotossico, generalmente può essere impiegato fino a pochi giorni prima della raccolta. Utilizzo: in modalità e formato delle istruzioni commerciale.
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Metarhizium (anisopliae)
(Trattamento per insetti e acari)
Si tratta di un fungo presente naturalmente nel suolo che vive a spese di insetti, agendo come parassitoide. Viene utilizzato come mezzo di controllo biologico, dotato di attività insetticida contro numerosi insetti del suolo. Utilizzo: in modalità e formato delle istruzioni commerciale.
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Beauveria  bassiana
(Trattamento per insetti e acari)
Si tratta di un fungo endofita ed entomopatogeno che agisce come parassita di diverse famiglie di insetti. Molti insetti hanno sviluppato difese naturali contro la Beauveria bassiana ma molti altri sono ancora suscettibili. Durante il trattamento, questo tipo di fungo, non infetta l'uomo. Utilizzo: in modalità e formato delle istruzioni commerciale.
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Importante
Questi prodotti, usati in modalità e formato commerciale, possono avere un ruolo fondamentale in tutto il percorso di coltivazione. Tenendo sempre presente che  l'utilizzo deve avvenire con gli giusti criteri, con l'uso e dosaggi suggeriti dal formato commerciale. Un abuso di questi trattamenti potrebbe causare l'effetto opposto.
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Dopo diverso tempo di studio e vari suggerimenti, ho creato questo piccolo schema del programma di trattamenti, che in condizioni normali vorrei attuare. Premesso che non ho avuto nessuna esperienza diretta e le mie idee di coltivazione si basano, essenzialmente, su informazioni ed esperienze altrui.

Se qualcuno ha qualche buona informazione, consiglio o qualsiasi esperienza sarebbe utile.

Questa rubrica è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

martedì 7 marzo 2017

Luppolo: Malattie e Parassiti

Parte della rubrica Coltivare il Luppolo
Prevenire è meglio che curare.



Durante il periodo di crescita, della pianta, risulta molto importante l'osservazione e il controllo, per eventuali malattie e parassiti. Leggendo il libro di Stan Hieronymus e vario materiale online, sono venuto a conoscenza di diversi casi di rischi possibili. Dunque, se voglio continuare la coltivazione di questa pianta al meglio, devo cercare di conoscere i rischi e gli eventuali rimedi. Sperando sempre di aver capito e sintetizzato al meglio, l'intero argomento. 

Peronospora
Questo tipo di malattia è causata dal fungo Pseudoperonospora humuli, che può portare le radici e i colletti, fino a marcire del tutto. L'oidio si manifesta con germogli di colore chiaro rispetto a quelli sani, con un aspetto mingherlino e fragile. In questo caso i germogli non riescono ad arrampicarsi. Il periodo di comparsa di questa malattia è in primavera. Molto spesso la pianta si infetta quando la fioritura avviene in condizioni umide, quindi bisognerebbe evitare molta acqua e non bagnare direttamente la pianta, ma solo il terreno. Possibili rimedi: bisogna eliminare i rami contaminati. Si potrebbe utilizzare uno spray fungicida a base di rame, ma solo per i casi più disperati.


Oidio


Questo tipo di malattia è causata dal fungo Podosphaera macularis, che può portare la morte dei tessuti dei coni, che si presentano di colore marrone/rosso. La peronospora si manifesta inizialmente con delle colonie bianche (tipo polvere) sulle foglie, germogli, gambi e coni. Possibili rimedi: bisogna eliminare le foglie malate. Si potrebbe utilizzare un fungicida a base di zolfo, ma solo se il problema persiste.


Verticillosi
Questo tipo di malattia è causato da due funghi, il Fusarium avenaceum e il F. sambucinum. Nel caso peggiore causa una rapida morte delle foglie, dei rami e della stessa pianta. Mentre nel caso più lieve si manifesta con delle venature, di colore giallo, delle foglie e una perdita di turgore di foglie e gambi.

Nanismo da viroide
Si tratta di un agente patogeno subvirale, che arresta la crescita della pianta.


Afidi (phodoron Humuli)
Si tratta di un piccolo insetto verde, dal corpo molle lungo dai 10 a 20 millimetri, se non viene controllato può distruggere un intero raccolto. Questi insetti possono anche trasmettere virus alla pianta. Possibili rimedi: usare un ottimo insetticida spray, che però non deve essere utilizzato almeno 50 giorni prima del raccolto (Altrimenti, essendo molto tossici e persistenti, questi insetticida spray potrebbero rimanere sui coni, con rischio grave per la salute umana.).


Tetranichidi (Tetranychus urticae)
Si tratta di un piccolo insetto, lungo solo 0,5 millimetri. Una piccola infestazione provoca un colore bronzo alle foglie. Mentre una infestazione grave, provoca delle ragnatele bianche e la defogliazione. Questi insetti sono pericolosi nel periodo caldo e secco. Possibili rimedi: con delle piante ben innaffiate non dovrebbero essere un problema.

Nematodi 
Sono degli endoparassiti, che agiscono lasciando sulle radici delle delle cisti, che variano dal colore bianco al marrone.
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Per cercare di non fare tutto da solo, in questo percorso di coltivazione, ho sentito il parere di un mio caro amico, dottore in scienze agrarie. In poco tempo, con grande disponibilità, ho ricevuto la sua risposta:

<<Tutte queste informazioni sono più o meno attendibili. Per quanto riguarda i funghi che attaccano le foglie, il periodo in cui sono più attivi sono i mesi caldi. Le spore si trasmettono con l'acqua. Dalle immagini dei tuoi luppoli non dovrebbe essere un problema, a terra sono abbastanza isolate, essendo anche un piccolo impianto e non avendo vicino altre piante, io starei tranquillo. Gli afidi mi preoccupano di più, perché si spostano più facilmente. Anche perchè il luppolo sarà successivamente usato per la birra, limitando i possibili trattamenti. Se la pianta viene attaccata da afidi, perde molti liquidi, bisogna evitare uno stress idrico. Non sono esperto di luppolo, ma considera comunque che le piante sono come le persone,  se sono in salute sono più resistenti ai patogeni. Quindi, controllare le condizioni ideali è indispensabile, anche le piccole accortezze iniziali posso fare la differenza in futuro.

N.B. In caso di pianta infetta, quando vengono usati attrezzi per potature (non tagliare quando è bagnato), bisogna sterilizzare il tutto, con fiamma.>>

Se qualcuno ha qualche buona informazione, consiglio o qualsiasi esperienza sarebbe utile.

Questa rubrica è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

domenica 5 marzo 2017

Luppolo: Prima vegetazione

Parte della rubrica Coltivare il Luppolo
La fase di dormienza è ormai finita.



Eccomi nuovamente qui a raccontarvi come prosegue la mia avventura, con la coltivazione di luppolo. Dunque, con l'arrivo della primavera ormai alle porte, la fase di dormienza è ormai finita. La ricrescita primaverile è iniziata con qualche giorno di anticipo.

Fasi di crescita
a. Dormienza
b. Ricrescita primaverile
c. Crescita vegetativa
d. Crescita riproduttiva
e. Formazione di coni
f. Preparazione alla dormienza

Con i miei occhi ho assistito all'uscita dei primi germogli, ho toccato con mano il risultato del lavoro svolto. Una realtà contadina, del tutto nuova per me, che mi trasmette sempre emozioni positive. Detto questo, mi tocca farvi vedere i primi risultati, visibili, e cosa ho realmente deciso di mettere a dimora.



Luppolo originario proprio di Hersbruck, un tempo una delle principali regioni di coltivazione del luppolo, in Germania. Un classico per l'aromatizzazione di molti stili di birra tedeschi, come lager, pilsner e hefeweizen. Caratterizzato dall'aroma piacevole, floreale, delicato. Carattere speziato di erbe aromatiche con note di agrumi e frutta (con nocciolo). Conservazione da Scarsa a discreta.

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Classico luppolo americano, tra i più conosciuti e più usati. Risulta essere il luppolo, da aroma, americano più coltivato. Caratterizzato dall'aroma pungente, con un buon equilibrio con l'amaro. L'aroma e' piacevole, floreale e speziato, presenta note agrumate intense. Grazie proprio al suo aroma e sapore, questa pianta, ha cambiato il significato del termine luppolato.  Conservazione Molto Scarsa.

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Luppolo americano. In passato fu selezionato per essere un luppolo per l'amaricatura, mentre oggi viene usato anche in aroma. Caratterizzato dall'aroma e dal carattere complesso, resinoso aroma di pino con un intenso fruttato, simile al pompelmo. Conservazione Buona.

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Adesso non mi resta altro che lavorare sul terreno, per mantenerlo correttamente concimato. Inoltre, innaffiando è importante fare attenzione a non scoprire la ceppaia, anche per questo sarà utile estirpare eventuali erbacce per rendere più semplice l'ispezione. Le radici della pianta devono essere bagnate ma non in modo eccessivo.

Questa rubrica è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

giovedì 2 marzo 2017

Malto e Metodi Sensoriali

Per effettuare la valutazione dei sapori e aromi, estraibili dai vari malti, ho sempre usato un metodo molto diffuso ed estremamente semplice. In poche parole, si mette qualche chicco in bocca e si mastica. Tuttavia, masticare dei chicchi interi, teoricamente potrebbe influenzare negativamente la percezione dei sapori di malto estraibili. Questa tecnica risulta però indispensabile nella valutazione della conservazione del malto. La presenza di umidità, raccolta dal malto, porterà sempre più nei chicchi una scarsa o inesistente  croccantezza. Detto questo, in realtà esistono tecniche di malto sensoriali più complesse e presumibilmente migliori, come il Congress Mash.


Congress Mash
Si tratta di una tecnica di mashing, su piccola scala standardizzata, sviluppata per effettuare la valutazione della qualità sensoriale di malto estraibile, sapori e aromi (American Society of Brewing Chimici). Riprodurre questa tecnica, tra le nostre mura di casa, non risulta essere molto semplice. Vista la difficoltà di realizzazione ho preferito non aggiungere ulteriori dettagli.

Metodo a Caldo (rapido)
Diverso tempo fa, ho notato un ulteriore tecnica, veloce, facile ed economica (metodo progettato dai tecnici Briess). La mia curiosità mi ha portato a provare questa nuova esperienza, anche se a distanza di diverso tempo.


Reagenti
Malto (in chicchi) 
Acqua (distillata)

Attrezzatura 
Thermos (isolante di almeno 500 ml)
Termometro
Timer
Imbuto
Filtro Caffè (a cono)
Frullatore (con lame in acciaio inox)
Contenitore trasparente (di almeno 600 ml)
Contenitore graduato (di almeno 500 ml )
Bilancia (in grado di pesare almeno 55 g)



Processo
a. Pesare 55 g di malto e mettere il tutto in un frullatore, un po' di chicchi per volta per evitare di sforzare il motore del frullatore. Macinare i chicchi fino ad ottenere la consistenza di una farina.

b. Pesate 50 g della farina ottenuta e posizionatela nel thermos.

c. Versate anche 400 ml di acqua, precedentemente riscaldata fino a 65 °C, nel thermos.

d. Agitare in modo energico il thermos per amalgamare il composto (per almeno 20 secondi). Successivamente lasciare riposare il composto per 15 minuti.

e. Passati i 15 minuti. Tramite un filtro a cono, posto all'interno dell'imbuto, filtrate il composto in un contenitore fino alla quantità di 100 ml.

f. Quegli stessi 100 ml, di mosto filtrato, viene nuovamente passato nel thermos.

g. Solo successivamente viene nuovamente filtrato il mosto.

Rapporto di utilizzo Malti
Per la valutazione di malti base, utilizzare 50 g di campione per 100% d'inclusione. Per i malti speciali, utilizzare 25 g di campione e 25 g di malto base, con un inclusione del 50%.  Mentre per i malti speciali scuri tostati, utilizzare 7,5 g di campione e 42.5 g di malto base, con un inclusione del 15%.

Importante
La valutazione sensoriale, del mosto ottenuto, deve essere fatta lo stesso giorno. Il mosto deve essere valutato a temperatura ambiente.

Conclusioni
Per chiudere, voglio dire che con questa tecnica non bisogna pretendere una birra finita. Il sapore del mosto è solo un lontano parente del possibile prodotto finito. Tuttavia, la giusta dimestichezza con quest'altro aspetto, può aiutare ad ottenere nuove valutazioni nella produzione della nostra birra.



Questa post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.