mercoledì 25 ottobre 2017

Condor Pseudo Kriek

Nome: Condor Pseudo Kriek
Fermentazione: Alta
Stile: Kriek  
Colore: Rosso
Gradi alcolici: 7° vol.
Bicchiere: Calice a tulipano grande
Servizio: 7°C


Storia: la produzione di una Kriek mi sembrava un sogno proibito. Dopo il mio primo tentativo nella produzione di un Lambic, non poteva evitare di sacrificare una parte per l'aggiunta di ciliegie. Con questa nuova possibilità, questa birra era più di una semplice idea. Solo una questione di tempo e nulla di più. Ad anticipare il naturale corso del tempo  è stata una muffa di troppo. Proprio così, quando tutto sembrava andare per il verso giusto ho notato una polverina bianca, sulla superficie del mio Pseudo Lambic, a 15 mesi dalla produzione. Dopo aver imbottigliato una discreta parte di Lambic, ho utilizzare 10 litri per produrre la mia prima Kriek. L'intera produzione della birra la potete trovare cliccando qui.

[23/10, 21:05] Selvi Matteo, giudice Bjcp: molto più complessa della prima (Pseudo Lambic), riprende cantina e muffa ma emerge proprio la ciliegia non troppo matura, lontana da amarena o sciroppo ciliegia, proprio frutto di media maturità. In bocca comunque morbida, il tart non è enorme, resta con una bassa acidità.

Birra ad alta fermentazione, realizzata con lambic di 15 mesi,  aromatizzata con ciliegie mature, nella quantità di 200 grammi per litro. La Kriek ha un volume alcolico del 7% e un colore rosso. L'importante presenza dei frutti dona un aroma caratteristico di ciliegia non troppo matura. Al naso riprende cantina e muffa. Al gusto è accattivante, morbida e resta con una bassa acidità. L'abbinamento suggerito è tocchi di formaggio, caprino, crostoni di pane integrale e insalate miste.







Condor Pseudo Lambic

Nome: Condor Pseudo Lambic
Fermentazione: Alta
Stile: Lambic  
Colore: Giallo
Gradi alcolici: 5.5° vol.
Bicchiere: Calice a tulipano grande
Servizio: 7°C


Storia: il lambic rappresenta il metodo più affascinante e antico di fare birra. Ho sempre avuto una grande ammirazione per quelle persone che producono il Lambic, ritenendo questo stile per pochi intenditori. Ma in realtà, la tanta curiosità mi ha portato verso la produzione del mio primo pseudo lambic. Molti mi hanno dato del folle, in quel periodo, ma dopo le tante notti a studiare, l'avventura ebbe inizio. L'intera produzione della birra la potete trovare cliccando qui

[23/10, 21:05] Selvi Matteo, giudice Bjcp: al naso molta cantina, leggero muffa e legno umido, un po di fieno e albicocca e leggera aia... in bocca acidità elegante e non ruvida, frutta stramatura a tratti e qualche nota di brodo di carne, leggera aia, qualche nota frutta acerba.

Birra ad alta fermentazione, per la quale ho usato Luppolo invecchiato in forno. Il colore giallo e trasparente, con un sottilissimo strato di schiuma. Al naso è uno spettacolo, classici sentori da fermentazione spontanea, non eccessivi e pungenti, in piena armonia: cantina, fieno, legno umido e albicocca. In bocca risulta piacevole, acidità elegante, non ruvida. Frutta stramatura e qualche nota di frutta acerba, con secchezza come cornice.







Relazione: Scongelare (lieviti)


Introduzione: Se si seguono adeguate accortezze è possibile conservare dei campioni di lieviti, in congelatore. Fermo restando che risulta indispensabile essere coscienti di cosa si sta facendo. L'intero processo  di congelamento lo potete trovare cliccando qui.

Le motivazioni che mi hanno portato verso questo progetto, non sono certamente di poco conto. Con questo metodo è possibile ottenere conservazioni molto lunghe, fino a cinque o più anni (con una minima mutazione). La possibilità di tagliare i costi dei lieviti, nella produzione delle birre, è stato un ottimo impulso per iniziare questo percorso. Nonostante ciò, la paura di ottenere scarsi dati e possibili fallimenti è stata sempre molta.


Relazione
L'aspetto principale, in questo personale progetto,  è stato quello di congelare le cellule di lievito (nelle migliori condizioni) e verificare la successiva vitalità, dopo la fase di scongelamento. L'intero processo  di scongelamento dei lieviti, lo potete trovare cliccando qui. Dunque non voglio soffermarmi su come scongelare questi stessi lieviti ma focalizzarmi sul risultato finale. 

Sensazioni
Quando ho deciso di utilizzare uno dei  lievito in congelatore, per una fermentazione, il risultato dell'intero progetto si trovava a portata di mano. Generalmente in questi casi mi riesce difficile non essere euforico ma l'incertezza e la paura mi hanno frenato notevolmente. In ogni caso si tratta di una difficoltà,  non indifferente, poiché non potevo conoscere con certezza il numero di cellule rimaste vive, nelle provette.


Viability e Vitality
(per saperne di più clicca qui)
I due termini rappresentano due aspetti diversi delle funzioni delle cellule ma entrambi necessari per la stima dello stato fisiologico di una cellula.

Con il termine Viability (Carica Vitale) si intende la percentuale di cellule vive in una popolazione intera.

Mentre con Vitality (Vitalità) si definisce propriamente le capacità fisiologiche delle cellule, cioè se una cellula, sebbene sottoposta a vari tipi di stress, riesce a dividersi sebbene abbia una serie di alterazioni dovute agli stress subiti.

Carica vitale e vitalità, post-scongelamento
Per ottenere qualche risposta certa, sarebbe opportuno avere dei dati sulla carica vitale e la vitalità. Detto questo, servirebbe una strumentazione adeguata che non è alla portata di un semplice homebrewer. Per i più curiosi, nel caso specifico della carica vitale, potrebbe essere utile avere un microscopio ottico (40X e 100X), vetrini e colorante (blu di metilene), per distinguere le cellule vive da quelle morte (dopo la colorazione, le cellule vive risultano trasparenti mentre quelle morte di colore blu.). Mentre non esiste un metodo standard per il calcolo della vitalità.

Dalle informazioni che ho trovato, a livello puramente teorico, viene riportata una carica vitale finale di circa il 25%.

Non avendo molte altre certezze a disposizione, questo valore del 25% di carica vitale finale si aggiunge ai campioni iniziali, di 25 ml e 50 ml (solo lievito). Naturalmente il risultato della stima di carica vitale è sicuramente da prendere con le pinze. Il tasso vitale delle cellule viene influenzato da diversi fattori. Detto questo, il campione iniziale di 25 ml  può essere identificato con ottimismo a circa 50 miliardi di cellule, pari a 2 miliardi di cellule vive ogni millilitro di lievito. Tutta via Chris White nel suo libro sul lievito (Gli ingredienti della birra: il lievito), indica la vitalità tra 0,8 e 2 miliardi di cellule, per ogni millilitro di lievito.

Proseguendo alla ceca (spero non per sempre), in condizioni di vitalità (viability e vitality) presunta, ho deciso di iniziare degli starter, partendo da un campione di lievito di 50 ml.


In modo graduale ho iniziato degli starter in sequenza (con agitatore magnetico), per moltiplicare quelle poche cellule di lievito ancora vive, in funzione di una successiva fermentazione di 10 litri (OG 1050). In questo caso specifico mi è servito arrivare a 97,5 miliardi di cellule (0,75 x 10 x 13 = 97,5).

Formula 
0,75 x 10 x 13 = 97,5
N x mosto da fermentare in litri x gradi Plato del mosto = milioni di cellule da inoculare
N = (milioni di cellule per millilitro di mosto, grado plato) 0,75 (Ale) e 1,5 (Lager)

Campione
Iniziale: 50 ml di lievito (circa 100 miliardi di cellule).

Post-scongelamento (vitalità ipotetica del 25%)50 ml di lievito (circa 25 miliardi di cellule).

Starter in sequenza: 97,5 miliardi di cellule per fermentare 10 litri di mosto (OG 1050).



Dunque, servirebbero 97,5 miliardi di cellule per una buona fermentazione. Nonostante gli starter, il progetto viene tenuto in piedi dalla sola teoria. Le cellule saranno realmente 97,5 miliardi, sufficienti per una buona fermentazione. Quasi certamente il mosto sarà fermentato, i lieviti non si scoraggiano facilmente, ma il prodotto finito potrebbe risentirne notevolmente. Uno degli effetti collaterali è l'underpitching (un numero minore di cellule inoculare, rispetto a quelle dovute), per una fermentazione incompleta. Il lievito viene affaticato troppo, lasciando nella birra una certa quantità di zuccheri non fermentati. Per non parlare di sapori e puzze sgradevoli, attribuibili allo stress del lievito. Un altro possibile rischio, dovuto ad un inoculato insufficiente, risulta essere l'aumento di tempo in cui il lievito si adatta al mosto (lag phase). In questa fase prolungata il mosto potrebbe essere infettato da lieviti selvaggi e batteri. Senza tralasciare possibili mutazioni dello stesso lievito.

Nonostante questi possibili rischi ho completato gli starter, per ottenere teoricamente i 97,5 miliardi di cellule, e inoculato il lievito in 10 litri di mosto, con OG 1050. Successivamente ho fatto fermentare a temperatura controllata, in base alle caratteristiche del lievito. Ottenendo una fermentazione regolare, con un risultato finale altrettanto positivo. Personalmente non mi sarei aspettato un risultato cosi lineare, già al primo approccio. Con questo non escludo possibili coinvolgimenti emotivi, che mi hanno condizionato nella mia valutazione.


Oggi, 25 ottobre 2017, sono al mio secondo tentativo di scongelamento. Il lievito si trova nella beuta, sull'agitatore magnetico, per l'ultimo starter. Il risveglio è stato ancora una volta meraviglioso, vedere l'inizio della fermentazione mi trasmette una certa emozione. Questo progetto per molti può essere un percorso criticabile, nonostante tutto, ho ancora molti lievito da risvegliare, dalla lunga ibernazione.


Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

giovedì 19 ottobre 2017

Coltivazione di funghi in casa

.off topic.



Non si vive di sola birra!

Coltivare i funghi in casa è la mia ultima trovata, in ordine di tempo. Visti i presupposti, con grande piacere ho notato che sono molti i colleghi homebrewers che nutrono una forte passione per la coltivazione di funghi. Anche per questo ho deciso di introdurre uno spazio off topic nel blog, con l'idea di apportare possibili risorse, informazioni e condivisioni utili.

Dunque ho deciso di provare anch'io la coltivazione dei funghi in casa, un'alternativa ideale alla raccolta nei boschi.

Prima coltivare in casa
Per questa prima coltivazione di funghi mi sono attenuta alle varie istruzioni, riportate sul lato della confezione, salvo una piccola variazione.

Kit
Mushroom substrate (cardoncelli)

Agrocybe aegerita mushroom substrate (pioppini)

Materiale
a. cassetta di plastica o legno.
b. telo di plastica.
c. terriccio universale.
d. balletta, con micelio già pronto.
e. Spruzzino da giardino.

Per organizzare una fungaia non sono necessarie abilità particolari, mi è bastato seguire poche con le dovute attenzioni.

Fase 1
Per creare la fungaia, ho rivestito con il telo di plastica il fondo e le pareti interne della cassetta di plastica. Ho fissato il tutto con del nastro adesivo (nella parte esterna).


Fase 2
Successivamente mi è bastato mettere sul fondo della cassetta del terriccio, 2 centimetri.

Fase 3
A questo punto ho inserito nella cassetta, sopra il terriccio, la balletta con micelio già pronto. Ho cercato di coprire uniformemente l'intera superficie.

Fase 4
Questo successivo passo mi ha portato ad aggiungere altro terriccio in superficie, senza andare oltre i 2 centimetri.

Fase 5
Ho annaffiato, con lo spruzzino da giardino, l'intera superficie e previsto questa stessa fase per 3 volte al giorno.


Finite tutte le varie fasi ho lasciato la fungaia in un posto umido e con luce non troppo diretta. Sinceramente tutto mi è sembrato molto facile e veloce, adesso non mi resta altro che aspettare (più o meno 20 giorni) con la speranza di raccogliere funghi freschi e gustosi.

Nuova aggiornamenti



Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

Degustazione Sidro

Parte della rubrica Sidro & Perry
Come Meglio Degustare un Sidro
Sidro in botte di Rovere
Difficilmente potete trovare in giro persone esperte di sidro, pronte a sfoggiare il proprio titolo di sommelier, come accade diversamente per il vino o la birra. Le limitate informazioni e guide, sulla degustazione del sidro, mi hanno portato a scrivere un post sull'argomento, senza pretendere di insegnare nulla a nessuno. Cercando di ottenere una possibile risorsa per gli amanti del sidro, una personale guida informativa a disposizione di chiunque volesse saperne di più su come degustare questa bevanda alcolica.

Gli occhi, il naso e il palato sono i tre organi di senso su cui si basa una degustazione. Tre fasi equipollenti, l’esame visivo, l’esame olfattivo e l’esame gustativo.

Suggerimenti per la Degustazione

Sidro di 13 mesi, ottenuto con lievito selvaggio
(pigna d'uva bianca premuta a mano).
Risulta essere indispensabile per la degustazione, dedicate il giusto tempo e un'altrettanta concentrazione. Imparate e utilizzate la terminologia (organolettica) adeguata, disponendo di schemi predefiniti potete ottenere ottimi risultati. Non evitate di scrivere tutte le sensazioni percepite, in modo da non dimenticare nulla, anche se lo fate solo per un semplice scopo personale. Ritengo fondamentale non bere il sidro direttamente dalla bottiglia. Dunque, utilizzate il giusto bicchiere di vetro, versando il sidro per un terzo in modo da permettere agli odori di raggrupparsi nella parte alta del bicchiere. Se volete provare pienamente tutto ciò che un sidro ha da offrire, non bevetelo ghiacciato o con del ghiaccio. Il freddo estremo  nasconde i sapori e gli aromi, andrebbe degustato tra i 8 °C e i 12 °C.

Cinque punti chiave
1. Giusto tempo e concentrazione.
2. Utilizzare la terminologia adeguata.
3. Scrivere tutte le sensazioni percepite.
4. Utilizzate il giusto bicchiere.
5. Degustare tra i 10 °C ai 12 °C.

Ruota del sidro
Qui di seguito potete consultare altre informazioni, che vi aiuteranno a degustare ed apprezzare sempre di più il sidro:
Degustazione Sidro (per sapere di più clicca qui.).
Il sidro di Wittenham Hill (per sapere di più clicca qui.).
BJCP  (per sapere di più clicca qui.).
Scheda BJCP  (per sapere di più clicca qui.).


Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

venerdì 6 ottobre 2017

Wapple, l'unione tra sidro e vino

Non è classificabile come sidro e neppure come vino, 
chiamatelo semplicemente Wapple


Fare il sidro in casa mi ha dato modo di conoscere anche questa nuova bevanda alcolica, il Wapple, nata dal connubio tra la mela e l’Uva. Le informazioni generali parlano dell'utilizzo di mele di prima scelta Belfiore, al 51%, e di uva Garganega, al  48,5%. Il melo Decio di Belfiore è una varietà antichissima mentre la garganega è l'uva bianca, due eccellenze del territorio veronese.

Sicuramente non devono essere molte le persone che arrivano a produrre questa bevanda alcolica, nonostante ciò  ho deciso di non fermare la mia curiosità e iniziare i miei primi passi verso questa nuova produzione. Come primo approccio ho voluto replicare questo Wapple, mettendo molto di mio, nella speranza che possa arrivare ugualmente ad un prodotto almeno bevibile.

PROGETTO 
Le percentuali di frutti utilizzati sono leggermente differenti dai classici 51% di mele e 48,5% di uva. Ho deciso di utilizzare il 54% di uva e il restante 46% di mele. L'uva utilizzata è quella bianca da tavola mentre per le mele ho cercato varietà per garantire un'ulteriore complessità, senza possibili squilibri (o almeno spero).


Ritenendo l'equilibrio degli elementi (acidita, tannino e dolcezza) essere la base fondamentale anche del Wapple.

Cronaca della Giornata
a. Come prima cosa ho selezionato le mele da utilizzare, evitando quelle con segni visibili o ulteriormente rovinate. Con la stessa cura o selezionato anche l'uva eliminando i raspi.

b. In un contenitore, abbastanza grande, ho raccolto e lavato le mele e l'uva. Il tutto è stato fatto con sola acqua ma con attenzione.


c. Dopo questo lavaggio mi è toccato lavare anche l'intera apparecchiatura.

d. In questo passaggio ho spezzettato le mele con un coltello e messo nel torchio. Il tutto non ha portato a buoni risultati nell'estrazione del succo, dunque ho messo il tutto in un frullatore (un passaggio velocissimo). Solo successivamente ho utilizzato nuovamente il torchio, fornito di sacca interna, ottenendo molto più succo. Nell'ultimo passaggio ho aggiunto anche l'uva.


f.  Ottenuto il succo di mele previsto, ho versato il tutto nel fermentatore con l'aggiunta del succo di un limone.

g. Dopo l'ultimo passaggio nel torchio, con mele e uva, ho versato il succo ottenuto nello stesso fermentatore.


Per una fermentazione più veloce ho aggiunto del lievito, da vino bianco, che mi era rimasto dalle precedenti produzioni di sidro. Dopo aver chiuso il fermentatore, ho deciso di non controllare la temperatura e fermentare a temperatura di cantina (18 °C). A fine fermentazione ho previsto una winterizzazione e solo successivamente l'imbottigliamento (con un priming di 2 gr/litro)..

Degustazione
dopo circa 13 mesi di bottiglia
Presenta una leggerissima frizzantezza e un colore giallo paglierino chiaro, luminoso con riflessi verdolini. Il profumo mi seduce con invitanti note di frutta a polpa gialla, fragrante aromaticità di mela e pera. Il gusto è assolutamente piacevole e pulito, richiama la polpa della frutta a pasta bianca. Rivela una perfetta fusione tra sapidità, acidità, morbidezza e retrogusto lungo e persistente, con nitidi ritorni di mela che stuzzicano il palato e invitano a berla.

Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

lunedì 2 ottobre 2017

La mia intervista per il Giornale della Birra


Ciao amici HB!
Appena pubblicata, volevo condividere con voi la mia intervista per il Giornale della Birra,  dell'autore Luciano Galea. Potete trovare l'intervista cliccando qui

Continua a leggere...
Detto questo, Buona birra a tutti!