venerdì 24 agosto 2018

Kornøl (produzione)

Parte della rubrica Norwegian Farmhouse Ale
Produzione Tradizionale 
"I'm really happy to hear you want to spread the knowledge
 about true farmhouse ale"
Lars Marius Garshol, in un suo messaggio.
Questo stile di birra viene prodotto nella Norvegia nordoccidentale, in modo particolare nel Nordfjord e nel Sunnmøre, in parte anche nel Sunnfjord. Viene chiamata Kornøl, letteralmente birra di grano, e risulta molto similare nelle varie produzioni. In passato, in queste stesse zone l'essiccazione dei malti avveniva sotto il sole, questa potrebbe essere uno dei motivi per cui si produce quasi totalmente birra chiara. Storicamente, la realizzazione avveniva evitando la fase di ebollizione mentre adesso nelle varie produzioni si preferisce bollire il mosto.


FATTORI CHIAVE NELLA PRODUZIONE
Si tratta di birre dolci, con una leggera carbonazione e una gradazione alcolica tra il 6% e l'8%. Presenta forti sapori di malto, ginepro e aromi fruttati, dovuti all'utilizzo del kveik. Inoltre può presentare una minima acidità e un leggero diacetile. Viene usato l'infuso di ginepro prima dell'ammostamento. Il luppolo è presente in quantità minime e non sempre viene bollito con il mosto. Non si nota un evidente contributo del luppolo, dove l'amaro viene bilanciato principalmente dal ginepro.

Progetto
Punto della Situazione
Il primo passo verso la produzione dello stile Kornøl è stato quello di guardare ai vecchi metodi di produzione del malto, con l'autoproduzione e relativa essiccazione al sole. Detto questo, la trasformazione dell'orzo in malto mi incuriosiva ma dopo diversi tentativi in passato, quella stessa curiosità si trasformò in mancanza di interesse. Stranamente, dopo diversi anni sulla mia strada ho ritrovato nuovamente questa possibilità. Non essendo propriamente sicuro delle mie capacità verso questo processo, ho deciso di provare ma utilizzando solo una piccola parte nella produzione della birra.
Maltazione 
Orzo
Essiccazione del malto al sole.

Grazie alla tecnica tradizione norvegese ho eseguito l'intero processo senza particolari problemi. Il tutto ha previsto diverse fasi:
a. Pulitura
b. Ammollo (steeping) 3 giorni
c. Germinazione 4 giorni
d. Essiccazione al sole 5 giorni
e. Rimozione delle radichette 

Per la fase "b" e "c" servono temperature basse (non oltre i 13 gradi).

Dopo l'essiccazione al sole (5 giorni sui 40 °C) ho realizzato un setaccio per rimuovere le radichette. Durante il passaggio nel setaccio, sfregando con le mani, l'eliminazione di queste radichette viene facilitata ma devono essere perfettamente secche (vedi video sotto).


Con il malto a disposizione, ho deciso di utilizzare solo il 20%, con i restanti 40% di Pilsner e 40% Pale. Durante l'ammostamento per ottenere un mosto meno fermentabile ho preferito fare uno step a temperatura di 70°C, diversamente dal metodo tradizionalmente dove la temperatura può essere anche maggiore. Detto questo, prima di eseguire l'ammostamento ho dovuto preparare l'infuso di ginepro (vedi le foto sotto), che ho successivamente usato per l'intero processo al posto della semplice acqua.
Infuso
Ginepro

L'infuso è una preparazione liquida ottenuta tramite acqua bollente e la fonte vegetale. In norvegese, questa infusione è solitamente conosciuta come einerlåg o sprakalåg. Questo infuso viene usato per l'intero processo di produzione, al posto della semplice acqua, anche per lavare l'attrezzatura.

Meglio l'acqua di Calabria, quella di Voss costa troppo.
Infuso di Ginepro
Preparazione: la prima cosa che ho fatto è stata quella di accendere il fuoco e riempire la pentola con acqua e rami di ginepro. Nel mio caso ho usato solo i rami e le punte del ginepro come da tradizione, senza le bacche. L'infuso non è stato bollito ma semplicemente portato a 80°C. Successivamente ho lasciato raffreddare l'infuso, fino a temperatura prevista per l'ammostamento.

l'infuso dopo la filtrazione
Metodo Tradizionale: vengono usati solo i rami e le punte di ginepro. Per ottenere una buona indicazione iniziale potrebbe essere utile partire da una quantità non troppo eccessiva, 1,5 gr/litro di rami per un gusto evidente ma delicato.

Metodo Alternativo: se non si trovano i rami di ginepro, la migliore alternativa restano le bacche (facili da reperire nei supermercati). Questo metodo risulta essere sempre un ripiego ma comunque accettabile. Per ottenere una buona indicazione iniziale potrebbe essere utile partire da una quantità non troppo eccessiva, 0,5 gr/litro di bacche schiacciate.

FERMENTABILI
40% Pilsner
40% Pale
20% Malto autoprodotto

AMMOSTAMENTO
70°C fino a conversione
Mash out a 78 °C per 5 min.
L'intero ammostamento è durato 90 minuti. Terminato anche il mash out e il successivo filtraggio, sono passato al lavaggio delle trebbie (con lo stesso infuso).

NO BOIL
La decisione di non bollire il mosto è il giusto rispetto per la produzione tradizionale. Mentre il mosto si stava raffreddando per arrivare alla temperatura di inoculo del lievito, ho eseguito il trasferimento nella vasca di fermentazione.

LUPPOLO
Saaz
Durante il trasferimento del mosto è stata fatta l'aggiunta del luppolo Saaz, ma solo per contatto. Mi spiego meglio, tra il rubinetto della pentola e la vasca di fermentazione, ho posto il luppolo in una hop spider dove il mosto lo attraversava per tutta la durata del trasferimento. L'apporto del luppolo è una parte minima, praticamente queste birre non hanno amaro e aroma di luppolo percepibile ma viene usato solo per essere un ottimo conservante. L'aroma e l'amarezza sono dovuti all'utilizzo di ginepro. La quantità utilizzata dovrebbe essere 4 grammi/litro ma non  sono noti gli alfa acidi. Utilizzando generalmente luppolo della farmacia, non viene descritto il tipo e il rispettivo contenuto degli alfa acidi. Partendo dal presupposto che il luppolo non viene solitamente bollito, dunque l'IBU è pari a zero, ho comunque fatto bollire del Saaz (per 5 minuti) nella parte di mosto separata (da 1 litro) per  arrivare ad un IBU totale di 10.

LIEVITO
Kveik #9 Ebbegarden Stordal
Per quanto riguarda il lievito, ho deciso di usare il kveik Ebbegarden. Questa coltura mista proviene da  Jens Aage Øvrebust ma è stato raccolto da William Holden. Generalmente l’inoculo avviene a 28 °C, se usato correttamente può produrre un potente aroma di frutta tropicale. In questa coltura, la presenza batterica (Lactobacillus) potrebbe portare facilmente a derive acetiche, l'uso di luppolo per arrivare a 10 IBU elimina questo  rischio.

Ebbegarden a 5 ore dall’inoculo a 28°C

FERMENTAZIONE
Come da indicazioni del kveik utilizzato, ho inoculato a 28 °C ma non ho controllato la temperatura, lasciando il fermentatore coperto con diversi plaid. Durante uno dei miei controlli, l'aumento di temperatura dovuto al processo fermentativo  è stato di 31 °C.

 Ebbegarden a 24 ore dall’inoculo a 31°C

Kveik Ebbegarden essiccazione in modo naturale (recuperato dalla superficie a 50 ore dall'inoculo).



Questo post è solo a scopo informativo, sulle mie esperienze, non mi assumo la responsabilità su ciò che farete e sui danni che potrete causare.

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